1. Lavoro tattico e fisico:è possibile?

    23 marzo 2011 by Emiliano Adinolfi

     

    Lavoro tattico e fisico:è possibile?

    Pensiero condiviso da tutti i giocatori, da molti allenatori e da quei preparatori che vedono nel lavoro tecnico tattico una buona occasione per far lavorare in maniera specifica e motivante i calciatori.

    In un precedente articolo apparso su questo blog ho riportato i risultati di un breve studio improntato sul confronto tra lavori “ a secco” e lavori con la palla, risultati che sostenevano la validità del lavoro con la palla a patto che lo stesso fosse svolto con determinati criteri e monitorato. Le conclusioni del lavoro infatti determinavano una pari possibilità, tra lavori con la palla e senza palla, di raggiungere l’obiettivo organico ricercato in un determinato allenamento, con l’unico limite legato alla possibilità di controllare il carico effettivo del lavoro con la palla. A questo punto aggiungerei, provocatoriamente, una nota: il 75-80% del complessivo lavoro di un calciatore viene svolto con la palla e solo il 20-25% senza. Se anche di questa parte posso sapere tutto (Potenza sviluppata, velocità, frequenze cardiache, etc.), cosa so dell’altra e più corposa parte se non la verifico? E, soprattutto, quanto può essere determinante il contributo di quel 20-25% rispetto al 75-80′% nel risultato finale?

    Per cercare di capirne un po’ di più, con altri colleghi abbiamo iniziato ad indagare, da diverse stagioni, su quali possano essere le modalità e le variabili che maggiormente incidono sull’orientamento delle esercitazioni con la palla.

    Numero di giocatori, numero di tocchi, dimensioni del campo, regole particolari, ciascuna di queste voci può determinare teoricamente un cambiamento radicale nell’intensità dell’esercitazione, provocando un cambiamento degli obiettivi del lavoro. Ma in quale misura queste caratteristiche tecniche incidono sul risultato finale dell’esercitazione? In un lavoro precedente effettuato con dei giocatori , avevo verificato che la dimensione del campo ha piu’ influenza sull’intensità del lavoro che non il numero di tocchi. Un possesso palla 4 contro 4 in un campo 20x40m effettuato per 3’, è molto piu’ impegnativo ad esempio (dal 92 al 100% HRM) rispetto al medesimo lavoro svolto su di un campo 20x30m (dal 84 al 95% HRM), anche se, è giusto ricordarlo, l’impegno muscolare nel secondo caso risulta, a sensazione del giocatore, maggiore.
    Collaborando con diversi allenatori e con squadre di diverse categorie, ho provato a verificare sul campo se alcune esercitazioni, che venivano abitualmente utilizzate come mezzi allenanti per determinate qualità fisiologiche, fossero realmente in grado di centrare l’obiettivo. Dovendo effettuare un lavoro condizionante per incrementare la capacità lattacida specifica e la potenza aerobica, a 60 giocatori (40 professionisti, appartenenti a due diversi club della serie C1, e 20 dilettanti) dei quali era nota la massima frequenza utile e la frequenza di soglia (dati ottenuti attraverso il test di Leger) è stata proposta un’esercitazione di possesso palla 5 contro 5, in un campo 20x40m, della durata di 4’ con 2’ di recupero tra ciascuna esercitazione, per un totale di 3 esercitazioni per ciascun gruppo.
    Durante il lavoro, avevamo come obiettivo quello di far lavorare i giocatori tra l’85 ed il 95% della massima frequenza cardiaca (HRM). Tale lavoro è stato effettuato per 3 allenamenti da ciascun gruppo, a distanza di una settimana uno dall’altro. Con gli allenatori avevamo stabilito che, durante l’esercitazione, avremmo chiesto ai giocatori di eseguire l’esercitazione ad un tocco, a due tocchi ed a tocco libero in modo da, così si supponeva, rendere piu’ o meno impegnativa l’esercitazione. Normalmente, infatti, si pensa che un’esercitazione con la palla ad un tocco sia piu’ impegnativa di una a tocco libero. Con il sistema di telemetria cardiaca Hosand TM 200 potevo monitorare l’intensità del lavoro e suggerire all’allenatore se e quando modificare il numero di tocchi.
    Con tutti e tre i gruppi di lavoro abbiamo verificato che, a differenza di quanto si era supposto, non vi era una marcata differenza tra le fasi ad un tocco, a due tocchi od a tocco libero, indipendentemente dall’ordine in cui le stesse venivano proposte. Il lavoro veniva comunque svolto dalla maggior parte dei giocatori all’interno dei limiti cardiaci richiesti, con differenze che oscillavano dal 1 al 3% tra le diverse fasi ma non in modo costante (in alcuni giocatori l’impegno maggiore non coincideva sempre con la stessa quantità d tocchi imposta). Nei professionisti c’era effettivamente una leggera differenza a favore del lavoro ad un tocco ma in misura poco significativa (meno del 2%), mentre nei dilettanti si è verificato l’esatto opposto: il lavoro piu’ faticoso risultava essere quello a tocco libero, con una differenza di poco superiore al 3% rispetto al lavoro ad un tocco. Abbiamo ipotizzato che tale risposta nei dilettanti possa essere dovuta, oltre che al maggior dispendio energetico che la corsa con la palla impone, anche allo scarso livello tecnico dei giocatori che, compiendo molti errori nelle esercitazioni ad uno e due tocchi, trovano nel lavoro a tocco libero l’unico momento in cui realmente impegnarsi per recuperare la palla.

    Pur limitatamente ad esercitazioni di possesso palla, questi dati ci forniscono la possibilità di suggerire all’allenatore l’utilizzo di una variabile (la dimensione del campo) piuttosto che un’altra (il numero di tocchi) per determinare una maggiore o minore intensità del lavoro.

    Altri lavori molto interessanti sono stati sviluppati da altri gruppi di lavoro su temi simili, con risultati particolarmente interessanti dal punto di vista pratico (vedi anche l’articolo: Variabili che influenzano l’intensità nelle esercitazioni con la palla di Ermanno Rampinini, Franco M. Impellizzeri, Carlo Castagna, Agostino Tibaudi e Samuele Marcora.

    Tratto da calciatori.com


  2. La tecnologia moderna nel calcio: match analysis.

    22 marzo 2011 by Emiliano Adinolfi

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    Lo sviluppo della tecnologia, ha accompagnato lo studio della metodologia d’ allenamento nel mondo del calcio. La match analysis è il massimo sviluppo dell’analisi della prestazione dello sportivo. Chiunque si sia trovato, per passione o per lavoro, a dover seguire uno o più atleti di qualsivoglia disciplina si sarà trovato nella situazione di annotare su migliaia di fogli ciò che accadeva durante la gara, in modo da poterla successivamente analizzare senza nessuna influenza emotiva. L’evoluzione di questa tecnica, che spesso non era adeguata ai tempi della gara, consiste nella nascita delle schede di valutazione, ovvero fogli prestampati che consentivano all’operatore di annotare attraverso semplici simboli standardizzati l’esito di varie situazioni predeterminate. In seguito, l’utilizzo delle prime videocamere per registrare la prestazione ha offerto la possibilità di rivedere la gara più volte e, oltre ad essere riusciti ad eliminare l’errore di valutazione dell’osservatore, si sono moltiplicati i parametri rilevabili fornendo ai tecnici una immagine più completa della prestazione. Arrivati a questo stadio dello sviluppo i problemi principali di questo tipo di tecnica di valutazione sono costituiti dai tempi di osservazione troppo lunghi e dal tipo di analisi da effettuare per arrivare a dei risultati concreti in breve periodo. La soluzione riguardante l’analisi dei dati è stata superata con l’avvento dei PC e dei primi sistemi operativi: inserendo i dati in appositi programmi si ottenevano rapidamente quelle informazioni richieste dall’operatore. Al giorno d’oggi dove elettronica e informatica non sembrano avere più confini, è bastato unire la videoregistrazione della gara ad un sistema operativo adattato per diminuire anche i tempi di osservazione. Con i sistemi moderni bastano poche ore dopo la gara per fornire direttamente al tecnico interessato i parametri che si ritengono essenziali per l’interpretazione della performance. I sistemi di analisi rotazionale computerizzata automatica hanno portato notevoli vantaggi al mondo sportivo fornendo ai tecnici informazioni sempre più dettagliate riguardo la prestazione fisica, tecnica e tattica. Tali sistemi di valutazione sono legati essenzialmente al riconoscimento della posizione e del movimento in campo del soggetto (velocità, distanze percorse, traiettorie) e al rilevamento del suo rapporto con i compagni, gli avversari e la palla (se presente nel gioco). Tutti questi dati vengono ottenuti grazie ad un complesso sistema di telecamere poste attorno all’area di gioco interfacciate con sofisticati programmi informatici. Grazie alla match analysis gli addetti ai lavori si trovano a disposizione una nuova tipologia di dati da elaborare. In numerose discipline la conoscenza specifica dei tempi di gioco, della velocità d’azione e delle distanze percorse dai singoli atleti e principalmente la possibilità di correlare tra loro questi valori e di confrontarli tra le varie gare, ha riacceso il dibattito riguardante la metodologia di allenamento. Soprattutto gli sport di squadra, dove si ha un maggior sviluppo commerciale, stanno traendo molti vantaggi dall’analisi computerizzata delle prestazioni anche se con obiettivi differenti. Nel tennis è già da alcuni anni che si studia la prestazione dell’atleta visualizzando le zone in cui ha tirato il maggior numero di volte, la durata degli scambi, il decremento della forza di battuta; nel baseball e nel basket, sport dove è regina la statistica, si tiene conto del rapporto tra minuti giocati e minuti in panchina, dell’incidenza del singolo giocatore sul punteggio, del numero di salti o corse. Nel volley la match analysis è usata principalmente a supporto del gioco tecnico-tattico, lo scout conosce i dati di tutte le avversarie relativi a come si sviluppa il gioco ad un determinato punteggio o in certe situazioni, questo permette di allenare la squadra ad adeguarsi nel minor tempo possibile. Tutti questi sport stanno incrementando il livello della prestazione fornita dagli atleti e questo porta ad un seguito maggiore da parte del pubblico Questo feed back positivo stimola gli addetti ai lavori a sfruttare appieno le potenzialità della match analysis in quanto oltre ad un incremento degli introiti societari si trovano atleti che sopportano meglio lo sforzo, che migliorano tecnicamente e che tatticamente sono più disciplinati. Nel mondo del calcio italiano la match analysis ha fatto il suo ingresso nei club più balsonati da alcuni anni, ma anche nei dilettanti, molte squadre usano la registrazione televisiva locale per rivedere gli errori commessi in gara.


  3. KINESIO TAPING nel Calcio

    5 marzo 2011 by Emiliano Adinolfi

    Kinesio Taping, originariamente sviluppato in Giappone più di 25 anni fa dal Dr.Kenzo Kase, è una tecnica basata sul processo di guarigione naturale del proprio corpo. Kinesio Taping dimostra la sua efficacia attraverso l’attivazione dei sistemi neurologici e circolatori. Questo metodo, proviene dalla scienza kinesio (movimento) ed è per questo motivo che si usa il termine “Kinesio”. Ai muscoli non viene attribuito solamente il compito di muovere il corpo, ma anche il controllo della circolazione dei fluidi venosi e linfatici, temperatura corporea, etc.

    La tecnica ha quattro principali effetti fisiologici:

    1. Corregge la funzione muscolare. Kinesio Taping è efficace nel ripristinare la giusta tensione muscolare: facilita o inibisce la contrazione muscolare (dipende dalla tecnica utilizzata)
    2. Aumenta la circolazione del sangue / linfa. Kinesio Taping aiuta ad eliminare l’eccesso di edema e/o emorragia tra la pelle ed il muscolo
    3. Riduce il dolore. La soppressione neurologica del dolore avviene dall’applicazione del Kinesio Taping  sulla zona colpita, e come menzionato nell’Effetto 2, (vedi sopra)
    4. Assiste nella correzione di allineamento l’articolazione. La dislocazione di un’articolazione, dovuta alla tensione muscolare anormale, può essere corretta dal Kinesio Taping tramite il recupero della funzione e della fascia muscolare.

    I muscoli sollecitati e contratti eccessivamente si infiammano. Quando un muscolo è “edematoso”, lo spazio tra la pelle e il muscolo è compresso, limita il flusso del fluido linfatico e applica una pressione sui recettori del dolore sotto la pelle. Questo causa “segnali di disagio” che provocano il dolore e di conseguenza la riduzione del movimento.

    KINESIO TAPINGriduce il dolore e facilita il drenaggio linfatico tramite il sollevamento della pelle. La superficie corporea coperta dal KINESIO TAPINGforma delle convoluzioni sulla pelle, cosi aumentando lo spazio interstiziale. Il risultato è una riduzione della pressione e dell’irritazione sui recettori della pelle. Successivamente e lentamente la riduzione di pressione permette al sistema linfatico di drenare liberamente. Le applicazioni di KINESIO TAPINGpossono aiutare a ridurre l’infiammazione, la fatica muscolare, ridurre il dolore, aumentare il ROM, correggere la postura, ridurre la possibilità di infortuni.