Zemanlandia

28 maggio 2012 by Emiliano Adinolfi

Zdenek Zeman nasce a Praga il 12 Maggio del 1947, in un quartiere residenziale sulle rive della Moldava.

Il  padre Karel è un primario dell’ospedale di Praga, la madre Kvetuscia Vycpalek è casalinga.

Frequenta 9 anni di scuola obbligatoria, tre di liceo, uno di attesa per iscriversi all’università, a causa del numero chiuso. Ma è lo sport la sua grande passione!

Zeman parte nell’estate del 1968 insieme con la sorella Jarmila per andare a trovare lo zio Cestmir in Sicilia. E’ proprio mentre si trova nell’isola che tanto amerà che i sovietici invadono Praga.

Torna in patria, ma dopo un anno torna in Sicilia alla ricerca della libertà che non esisteva più nel suo paese natale.

Si iscrive all’ISEF di Palermo, dove si diploma con il massimo dei voti discutendo una tesi sulla medicina dello sport.

Ottiene la cittadinanza italiana nel 1975.

In Sicilia conosce  la sua futura moglie Chiara Perricone che gli darà due figli, Karel ed Andrea.

Perchè il 4-3-3? ”E’ il modo più razionale per coprire gli spazi” Come è arrivato a questa soluzione? ”E’ geometria”

Sembra facile a sentire le parole del Mister ma la sua organizzazione di gioco è un meccanismo perfetto, degno del più sofisticato Rolex.
I movimenti difensivi del 4-3-3 consistono nel ”pressare la palla e nel coprire gli spazi”.

I difensori sono quattro, schierati seguendo il profilo di una mezzaluna, ma i due esterni sono molto più inclini alla fase offensiva che a quella difensiva.
Dei centrocampisti, il centrale è il fulcro di tutta la manovra, mentre i due laterali macinano chilometri per tamponare il gioco avversario, ma soprattutto per creare superiorità numerica sulle fasce, ”collaborando con il terzino e con l’attaccante”.
I giocatori del tridente offensivo devono essere veloci e tecnici, sempre pronti a sfruttare le numerosissime occasioni da rete fornite dagli schemi di Zeman, non esistendo un unico finalizzatore delle azioni di attacco che ”dipende dalla situazione che si crea sul campo”, senza per questo dimenticarsi di tornare a coprire a centrocampo quando la sfera è in mano all’avversario, nei suoi movimenti difensivi infatti la posizione degli attaccanti laterali ”dipende da dove si trova la palla”.

Un calcio dinamico, quindi, senza lasciare nulla al caso, in cui l’organizzazione domina sull’improvvisazione, perchè un conto è la lavagnetta e un altro è il campo.
Allo stesso tempo però un calcio facile, alla portata di tutti; 4-3-3 dunque, ”perchè non esiste giocatore che non lo può fare” .

 


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